Carolina Pelosi

 

Quanto onore e quanta gloria

 

Una sera, non una sera qualsiasi, ma proprio la sera di Capodanno del 2008, mentre in casa c’era un gran da fare perché la mamma ed il papà avevano invitato degli ospiti a cena per salutare l’arrivo del nuovo anno, mi è accaduto un avvenimento sensazionale e fantastico.

Cercavo proprio in quella sera speciale di eseguire dei compiti per l’imminente rientro a scuola dove mi attendevano interrogazioni e verifiche.

Nessuno s’interessava a me quella sera. C’era un gran via vai di camerieri e di addetti al catering che i miei genitori avevano ordinato affinchè tutto procedesse per il meglio e tutti avessero una piacevole serata da trascorrere insieme, tra fiumi di spumante e montagne di lenticchie con lo zampone.

Dicono tutti che portano fortuna, chissà! Non gradisco gli alimenti che si presentano unti e pieni di calorie. Preferisco tuffarmi in montagne di granite alla frutta. Queste sì che non mi stufano mai!

Ne mangerei in continuazione.

Stavo, quindi, sfogliando un libro che parlava di Dante Alighieri, perché subito appena rientrati a scuola, avrei dovuto sostenere una verifica su tale argomento. Quando improvvisamente ci fu una ventata d’aria abbastanza sostenuta tanto da fare aprire la finestra. Le pagine del mio libro si misero a girare vertiginosamente di qua e di là per fermarsi in seguito proprio su di una facciata riguardante la locanda frequentata da Dante nel 1300.

A tal punto iniziò il mio mitico, meraviglioso, fantastico viaggio….!!!

Fui circondata da un grande vortice che mi trascinò con sé. Un secondo dopo mi trovai davanti a quella locanda. Ero fuori di me per la meraviglia di ciò che mi stava succedendo. Mi davo dei pizzicotti per vedere se ero sveglia o se dormissi, ma i pizzicotti mi facevano male, quindi, ero ben sveglia!

Ero entrata nel libro, ero vicino alla locanda di Dante ed ero nel 1300.

Capii subito che se fossi entrata in quella locanda ci avrei trovato anche Dante ed ero così gasata per quel fantastico avvenimento che mi stava succedendo che un’occasione di tal fatta non volevo proprio perderla.

Così sicura e spavalda, entrai ed al primo tavolo c’era Dante.

Corsi verso di lui e subito mi presentai e contemporaneamente lo rassicurai, poiché ero sia nella figura che nell’abbigliamento tutta diversa dagli altri, dicendogli che provenivo dal futuro, dove si stava per festeggiare l’entrata del nuovo anno, perchè era l’ultimo giorno del 2008.

Dante mi guardò esterrefatto ma credette a ciò che gli dicevo. Primo perché con la sua intelligenza e preparazione era aperto a qualsiasi situazione ed a ogni esperienza, poi perché ero, in effetti molto diversa dalla gente che ci circondava.

Portavo jeans e felpa tutta colorata certamente diversissima dai vestiti dei bambini del 1300 e non ci voleva molto a capire che per lo meno, in me, c‘era qualcosa di strano. In più io parlavo un linguaggio più evoluto che fece rimanere incantato il Padre Dante che, come tutti sanno, è il Padre della lingua italiana.

Ci fu tra noi, subito, un sicuro scambio di pareri ed opinioni e la cosa più bella era rappresentata dalla mancata difficoltà che avevamo nella nostra conversazione. Tutto era molto semplice tra noi. Fortunatamente non trovavamo alcuna difficoltà nel comunicare. Ci capivamo all’unisono e vedevo Dante interessato all’evoluzione che aveva avuto la lingua italiana dopo il suo “volgare”. Mi ascoltava con molto interesse ed era attento a qualsiasi vocabolo io pronunciassi.

Nel frattempo arrivò un cameriere che ci presentò il menù affinchè noi ordinassimo il pasto. A questo punto Dante volle che io assaggiassi il piatto tipico del menù dantesco: ciò che a lui piaceva di più, perché lo gradiva al di sopra di qualsiasi altro cibo. In effetti era anche molto apprezzato ai tempi di Dante: il “seau”, cioè del fegato di caprone. Io non avrei mai e poi mai desiderato cibarmi di fegato di caprone. Non volevo neanche pensarci, non potevo!

Mai avevo mangiato una pietanza del genere e non credevo neppure potesse esistere della gente cui piacesse. Subito, però capii che non potevo esimermi dal mangiare ciò che Dante mi aveva proposto con tanto vigore, dicendomi che ne avrei conservato il ricordo tanto era gustoso. Certo era proprio gustoso ma da far venire il mal di stomaco, tanto il suo gusto era forte e particolarmente disgustoso per noi ragazzi abituati agli hamburger del Mac Donald.

A tavola discutemmo di tutto. In modo particolare dei problemi che Egli aveva a proposito delle lotte fra i Guelfi ed i Ghibellini e che proprio in quel periodo si erano di più acuiti. Era molto dispiaciuto che i suoi contemporanei lo avessero costretto ad andar girando presso le corti dei diversi Signori dell’epoca e non l’avessero apprezzato come in seguito invece faranno tutti.

Io lo rassicurai subito che la sua fama sarebbe stata grandissima negli anni futuri. Tutti lo avrebbero apprezzato incondizionatamente. In tutta Europa ci sono presso le università di lingua straniera cattedre di lettura dantesca, per cui è conosciuto in quasi tutto il mondo. Tutto ciò che gli dicevo, notai che lo aveva molto soddisfatto, ma non riuscivo, però, a cancellargli quella vena di malinconia che si sentiva nella sua voce. Ma aveva creduto o no a tutto ciò che gli avevo detto? Mi rimaneva un forte dubbio. Volevo però, con tutte le mie forze, fargli credere ciò che poi, effettivamente, è la verità: Dante è un pilastro della letteratura internazionale!

Intanto era giunto il momento più atroce per me che, a quel punto sarei voluto scappare a gambe levate: era arrivata la portata! Il suo odore che si spandeva per tutta la trattoria era a dir poco, nauseabondo! Non riuscivo a sopportarlo. Eppure dovevo mangiare. Avrei fatto diversamente un grande affronto a Dante e certo mai avrei voluto che ciò succedesse.

Dante mangiò in quattro avidi bocconi la sua pietanza preferita mentre io, naturalmente, ci misi molto più tempo.

Ci soffermammo a lungo a parlare della sua Divina Commedia ed io gli dissi di quanto mi fosse piaciuto il V canto dell’Inferno, quello riguardante Paolo e Francesca, perché mi avevano tanto emozionato le tristi parole di Francesca e la tristissima fine che avevano fatto i due innamorati, colpevoli solamente di un grande amore dal quale, involontariamente erano stati colpiti. La loro storia mi aveva attratta anche perché qualche anno prima, precisamente, nel 2005 avevo visitato il castello di Gradara, luogo della tragedia dei due innamorati.

Dante scoppiò in una fragorosa risata che mi lasciò un poco sorpresa tanto da chiedergli il perché di tanta ilarità da parte sua. Ed Egli a me di rimando:

“Ma ti rendi conto piccola che cosa mi tocca sentir dirti?”

Io di rimando: “Cosa ho detto di particolare?”

“Di aver visitato il castello di Gradara qualche anno fa ovvero nel 2005.

Ma sai sì, Carolina che ora siamo nel 1300?” Dante m’incalzò.

Ecco che allora ridemmo entrambi di gusto perché mi resi conto della sciocchezza che avevo detto. In effetti il 2005 era lontano da noi centinaia e centinaia d’anni!

Quando ormai stavo bene a parlare col sommo Poeta e si era quasi assopito, dentro di me, il ricordo della mia vita precedente, ecco che un evento mi riportò alla mia antecedente realtà. Successe un avvenimento stranissimo. Il cameriere della locanda dove mi stavo amabilmente intrattenendo, mi presentò una lettera a me indirizzata. Certamente ero curiosissima di sapere ciò che vi era scritto ma nello stesso tempo avevo paura di ricevere qualche brutta sorpresa.

Niente di tutto ciò. La lettera mi avvertiva semplicemente che il tempo da trascorrere con Dante ormai stava volgendo al termine. Infatti mi avvertiva che se non fossi uscita dalla locanda ed entrata nel vortice allo scoccare della mezzanotte, sarei rimasta intrappolata nel passato per sempre. Mi accorsi allora che mancava solamente un minuto allo scoccare della mezzanotte e quindi fui costretta a salutare velocemente Dante con garbo e gratitudine perché si era amabilmente intrattenuto in mia compagnia. Prima di lasciarlo però mi venne in mente di avere pranzato con lui e che volevo essere io ad offrirgli il pranzo, per cui frettolosamente: il tempo stava per terminare, gli lasciai sul tavolo quattro monete da due euro e gli dissi:

“Queste sono le monete del futuro e si chiamano “euro”. Tre usale per pagare il conto, una invece, tienila per ricordo di questo nostro incontro ed anche perché essa ti appartiene in modo particolare.

Fuggii letteralmente dalla trattoria e mi ritrovai, appena uscita fuori, in un vortice che mi riportò nuovamente nella mia cameretta. Mi sentivo frastornata ma nello stesso tempo felice. Avevo conosciuto Dante. Ero stata nel 1300. Avevo visto gli uomini descritti nei libri che studiavo ed avevo pranzato con cibi a noi sconosciuti ma molto apprezzati da altri, in una  diversa epoca storica.

Avevo respirato un’aria a me sconosciuta ma che mi aveva arricchita di un’esperienza unica, difficile da comunicare ad altri ma per me vera ed ancora viva come emozione e sensazione.

Mi guardo intorno. Cerco di orientarmi. Sì, non ci sono dubbi: è proprio la mia cameretta. Sono di nuovo a casa mia, fuori c’è il tafferuglio che avevo lasciato prima. Mi ricordo tutto, si sta preparando la cena di Capodanno con gli ospiti di mamma e papà! E i signori del catering stanno dando gli ultimi ritocchi per approntare un cenone con i fiocchi!

Mi accorgo, ora, che mi manca il libro su cui prima stavo studiando Dante e la sua epoca. E’ scomparso. In compenso però al suo posto ora c’è una lettera che dice:

“Cara, vorrei ringraziarti per la tua compagnia, ma in particolare per la moneta da due euro che mi hai regalato in ricordo del nostro incontro” Ed ancora.

“Sono rimasto sorpreso nel vedere che su di essa è effigiato il mio volto”. E continuando.

“Ora non ho più dubbi nel credere a ciò che mi dicevi”.

“E’ proprio vero che sono famoso!”. “Altrimenti non mi avrebbero rappresentato su delle monete di uso corrente”. Ed ancora.

“Grazie di cuore, sinceramente, Dante Alighieri”.

Questo è l’epilogo della mia avventura che terrò sempre racchiusa nel mio cuore. Mai nessuno saprà ciò che è realmente successo a me in quel meraviglioso e fantastico 31 Dicembre 2008.