L’uomo di porcellana

Maria Angela Broggi

 

 

Le rughe solcano il tuo viso

che di sofferenza hai nutrito,

nei lunghi anni di ordinario trambusto.

 

Il tuo passo è incerto, tremolante.

 

I tuoi occhi ormai spenti

a rincorrere le ultime luci

di una vita lenta ed inevitabilmente tranquilla.

 

Alzo la voce per parlarti:

il tuo udito è diventato ormai flebile.

 

Mentre accarezzo i tuoi capelli sottili,

ti sussurro: “sei un prezioso vaso di porcellana,

da custodire come un tesoro”.

 

Non mi senti.

Sfioro delicatamente le tue mani.

Ti sono accanto.

 

Tornerò presto a pedalare sui viottoli di campagna,

nelle serate di maggio occhieggianti di lucciole.

In quella magica cornice mi spingevi, con la tua mano forte,

per insegnarmi a non cadere.

 

Mi hai desiderato, cresciuto, amato:

sei tu ora il bambino da accudire.

 

La tua fiducia in me

l’eredità più preziosa nello scrigno del mio cuore,

da consegnare in dono al sorriso dei miei figli.