Domani
sarà battaglia.
Più che un lavoro d’indagine o di
ricostruzione storica, come forse si potrebbe arguire dal titolo, questo libro costituisce un ampio e variegato affresco descrittivo della
giornata che precedette il primo importante fatto d’armi della seconda guerra
d’indipendenza italiana, verificatosi, com’è noto, il 4 giugno 1859 nei pressi
della cittadina lombarda di Magenta (a 25
Km a ovest di Milano), nel corso del quale le truppe
franco-piemontesi, comandate dall’imperatore Napoleone III, riuscirono a
battere, dopo una serie di aspri scontri protrattisi fino al tardo pomeriggio,
l’esercito austriaco agli ordini del maresciallo Gyulai.
Un variegato affresco descrittivo, dunque: tracciando il quale l’autrice non si
propone tanto di evidenziare gli avvenimenti storico-militari
(sebbene l’inquadramento dei fatti narrati sia sempre storicamente rigoroso e
documentato), quanto piuttosto di coglierne i riflessi sui comportamenti e i
pensieri della gente comune, allo scopo di ricreare quella diffusa atmosfera di
attesa trepida e indefinita (fatta di speranze e di timori, di ansie e di vaghe
aspettative) in cui si trovarono a vivere in quell’occasione
gli abitanti di Magenta, umili e non, coinvolti loro malgrado nel grande
evento. Questa scelta di prospettiva, che definirei senz’altro “corale”, se da
un lato priva inevitabilmente il racconto di un vero e proprio “protagonista”,
dall’altro però favorisce la proliferazione, all’interno di esso,
di sempre nuovi personaggi e relative vicende, ognuna delle quali, pur
costituendo un tutto a sé stante, è nello stesso tempo anche parte integrante
di un quadro più vasto, in cui ogni fatto trova la sua appropriata collocazione
e nel contempo giustifica gli altri, risultando a sua volta dagli altri
giustificato (secondo il noto procedimento narrativo che dal Latini ha preso il
nome di opus crescens).
Merito non secondario dell’autrice è dunque quello di aver saputo abilmente
riunire e intrecciare insieme un materiale così ricco ed eterogeneo, in modo da
non ingenerare mai stanchezza nel lettore, ma anzi riuscendo a tenerne sempre
desta la curiosità, rendendolo così partecipe, insieme ai personaggi,
dell’attesa dell’imminente battaglia. Attesa che, in quanto
denominatore comune di tutti gli episodi, risulta in definitiva essere essa
stessa la vera protagonista dell’opera.
Alberto Riva
William Parker guardò l’orologio. “E’ tardi”,
disse. “E io devo ancora scrivere il mio articolo su
questa battaglia. Buonanotte, signor Farbach. Vedrò
di non disturbarla troppo quando salirò anch’io”, e si chinò sul foglio.
Controllò ancora una volta l’ora, mezzanotte era passata da due minuti esatti,
e cominciò a scrivere:
“Magenta, 4 giugno
1859
Ieri, 3 giugno, un
reparto di genieri Francesi ha gettato un ponte di barche sul Ticino, nel
comune di Turbigo.
E’ iniziato da qui il
passaggio dell’esercito dell’imperatore Napoleone III verso Magenta…”
QUI FINISCE IL ROMANZO
E INIZIA LA STORIA